Figli nasce per essere una provocazione, un trapano destabilizzante in grado di sgretolare la roccaforte di cemento armato all’interno della quale, troppo spesso, nascondiamo il nostro “io”, al fine di tenere gli altri a distanza, non permettendogli così di guardare oltre ciò che vogliamo mostrare, celando la parte più intima, autentica e primigenia dell’essere.
Quel lato “oscuro” ove si annidano le pulsioni più ancestrali, i desideri da reprimere perché ci hanno insegnato che fare così è politicamente corretto.
Perché svelarsi è pericoloso, rende vulnerabili, esposti, e dunque abbattibili.
Il problema è che, a volte, questo lato “oscuro” resta ignoto anche a noi stessi, talmente forte ed esasperante è stato il lavoro di rimozione attuato dal nostro super-io.

Che sia un monito per i nostri sogni, che altro non sono che nostri figli, che sia un auspicio per ciascuno di apertura alla comunicazione
– tramite una poesia motivazionale, tramite le Acque del Cielo – alla condivisione, alla vita nel senso più ampio possibile del termine stesso.
Che questi “Figli” siano il nostro orgoglio, come in questo pezzo:

Figli

 

Figli di un orgoglio trionfante,
lì, lontano, dove giace il mondo,
nelle lontananze del ricordo,
sogni di gioventù che vengono a noi
in ammanti diafani come bruma,
quando la voce della vita si disperde.

Siamo pronti per una nuova immagine,
un nuovo tempo, il tempo della poesia,
un senso nuovo, remoto e alitante,
una necessità vitale e costante.

Attraversare la letteratura e l’arte
con passo ispirato,
con il mio unico ed insaziabile
cuore esplodente!

Tante figure poetiche mi si parano innanzi:
l’ombra, la nostalgia e l’esilio,
l’amore, l’orizzonte e l’addio,
le visioni, il cielo
e i suoi bagliori:
occhi spalancati sul pensiero,
sul sogno, sulla mia amata,
vergine terra abbandonata.

Il vento mi ricorda le squilla
di un cosmo lontano,
in cui il buio è fatto acqua,
in cui la cenere non mormora,
ed il fallimento risplende
della collera di ogni colore,
del calore, di ogni candore.