Senza nubi è un chiaro esempio di come si possa perseguire il sogno
cominciando a liberare il nostro universo istintuale,
con le sue potenzialità creative, addensate nel mondo delle fantasie oniriche,
e a non credere nelle rigidità che ci propinano un irrazionale bestiale
che va controllato, tenuto a bada con la ragione.

Superare i vincoli di un illuminismo schiavo della scienza,
i vincoli del peccato originale, di un conformismo borghese
che affievolisce gli animi col suo ben pensare,
e salpare sul battello incerto ed evanescente della fantasia,
dove si aprono spazi infiniti
per riplasmare la propria attitudine rituale alla ripetizione vuota,
rinascendo ogni volta a nuova luce:

Senza nubi

Sono salpato nuovamente per le vie del sogno,

sul mare incontaminato.

Cerco di allontanarmi dalla tempesta

e dall’universale inquietudine,

senza alcun sospiro,

nel silenzio.

Un angelo,

giunto sulle ali di un canto,

mi indica il percorso, gonfia le mie vele.

Lo stesso angelo mi rinserra, mi abbandona!

Nell’angoscia m’illudo di rivederlo;

quale manchevole essenza, quale immutabile brivido,

mi sfiora, mi brucia.

Arriva, come se l’antica magia con tutta la sua forza

fosse riapparsa, il momento di cambiar vita, un nuovo vigore.

Con un pensiero ardito chiedo ai miei carcerieri

il dimenticato animo spettrale;

riconquisto il mio cupo manto di speranze,

il luminoso abisso.

Pretendo ciò che mi rendeva illusoriamente immune al dolore,

rivoglio il mio orgoglio, l’ora dei sogni,

il riflesso di una nuova luna.

Vivo da sempre in un inferno di lacrime e di lamenti,

in un brillio senza luce.

Imparerò a sorridere senza nubi, senza un ultimo canto,

con le ali della fenice, con il fuoco divampato.

                                                                            Gabriel