Los Angeles

Los Angeles

Los Angeles, quando stai organizzando il viaggio per andarci, sei accattivato anche solo dal nome, la città degli angeli. Poi, parlando con persone che ci sono già state e leggendo guide non istituzionali, ne viene fuori una narrazione completamente diversa, caratterizzata dal contrasto tra luoghi turistici patinati da un lato, il degrado urbano ed il caos dall’altro.
Parti per l’avventura dell’intera costa della California con una aspettativa fievole su Los Angeles, città del cinema e del vate Morrison, temendone la forma, la vacuità e il disagio: una città non può esprimere un sogno se non lascia la sensazione di un respiro interiore.
E poi lo stupore! Quello che chiamo “lo stupore del fuoco”, la meraviglia di vedere il fuoco per la prima volta provata dagli uomini primitivi. Non perdiamo mai questo stupore perché un viaggio, oltre a liberare energia, può sbalordire quando meno te lo aspetti, riaprendo come d’incanto la via del sogno. Anche questa città ha portato con sé una crescita interiore (non c’è solo Rodeo Drive o la Walk of fame), lì ho ravvivato un respiro di vita interiore, un fervore e la curiosità di un bambino che avevo perduto. A me questo è successo a

Los Angeles

Giorno 4: trekking all’alba, stanco morto ma vivo,

in ascesa verso la Hollywood Sign per un volo libero dell’animo,

il molo e la spiaggia di Santa Monica,

dove per molti finisce il viaggio della Route 66

ma non sei hai lo sguardo sull’orizzonte,

Venice beach, dalle cui porte è divampato il fuoco dei The Doors,

l’unicità del Getty Museum, tra impressionismo,

un’architettura iperbolica, una vista sugli “Angeli” e un giardino ipnotico,

per finire in un seafood, vero, a Malibu

dove le macchine sfrecciano a pochi metri da una spiaggia

al tramonto

e ancora, nel cielo notturno la luna ci indica la via del sogno sopra un mare d’argento,

sopra le nostre anime..