Trieste, prima volta, aprile 2013, partenza in aereo verso nord, per la visita ad un caro amico, un fratello che si era trasferito in questa città del Nord-est Italia. Il viaggio può assumere anche le forme della riflessione, a volte si parte per capire il cuore degli eventi, a volte si parte per sciogliere un nodo nello spirito che non ci fa andare avanti, che ci tiene in stasi, in ardita sospensione.
Era una fase della mia vita molto complessa, venivo fuori da una storia sofferta che lasciava i suoi strascichi dolorosi nell’onda del tempo; l’atarassia, quasi la letargia, la facevano da padroni.
Non sono mai stato una persona da lasciar scorrere, avevo bisogno di una scossa ma anche di essere accolto e protetto come un esule dell’anima in cerca di una nuova patria, un nuovo senso, una rinnovata energia.
Non conoscevo questa “ex colonia” asburgica, ero scettico, come si è sempre scettici nei confronti di un luogo famoso per essere di frontiera, per il freddo, la patria del vento.
Non avrei mai immaginato cosa trovarmi dinnanzi né che dalle mie anime fuoriuscisse questo pezzo per:
Trieste
E così giungemmo su queste bianche
ed orgogliose sponde,
navigando nel golfo di gioia e fierezza.
Vidi una magnifica città
ed un immortale porto
emergere da questo abisso.
Sentii il mio sguardo disperdersi
in un vuoto silenzio,
in ampi spazi, una inaspettata commistione unica
di stili armonici.
Mi cinse quel vento
che alimenta le emozioni nella dimora
e sfiorai il sogno di una vita prospera, pacifica,
in questa era in cui il fuoco divampa
e le sfere emotive sanguinano.
Scoprii nel nord del mio cuore un santuario
vivo ed ardente, di vigore in vigore.
..la calma delle onde infrante,
la luce da cui sgorga la speranza..
Alla ricerca di occhi senza lacrime,
di un’alba senza angoscia ad est dietro le colline,
caduto e risorto
dalle origini del torpore immemore,
trovai le radici di un amore profondo,
mai provato,
abbracciando la tregua più dolce
che abbia mai conosciuto.